sabato 23 marzo 2013

Degli abusi (linguistici) e delle pene d'amore*

"Ho sfidato l'ira dei vostri Dei pur di essere qui, ora, a deliziar i miei occhi, colmi di polvere straniera, con la visione delle vostre floride grazie, milady. I mari non mi hanno risparmiato nessuna umiliazione, sballottandomi come un moccioso sotto i ceffoni di un genitore; nè i cieli si son mossi ad un minimo cenno di pietà risparmiandomi grandine, tuoni, irruenti scrosci d'acqua e folate di un vento così gelido da lacerarmi le carni. Neppure l'uomo, seppur conosca quanta pena trabocchi dal cuor di un innamorato, ha meco solidarizzato evitandomi i suoi strali, tanto acuminati quanto pregni di veleno, e le sue pallottole precise e crudeli. Il destino non mi ha facilitato affatto l'esser qui, da voi, a contemplar la carnosità delle vostre labbra, la sinuosità dei vostri fianchi, la turgidità dei vostri capezzoli ed..."
"Messere, basta! Trovo alquanto abusati e noiosi i termini con cui mi descrivete, andatevene!"
"Noiosi! Abusati! Milady... Vogliate allora permettermi il congedarmi con un originale... Vaffanculo!"

*Nel Gruppo Facebook 'Microracconti Segreti'

-Il ritardatario-*


Si accostò al vetro pieno di polvere, e quello strato sempre più spesso gli parve un ovattato seppur crudo ed inequivocabile rimprovero. Si guardò attorno, con aria perplessa ed indagante, come se solo in quell'istante avesse realizzato quanti fossero i suoi fallimenti, leggendoli nei segni lasciati dalle dita sulla finestra. Li scorse nella malinconica penombra gettata come un sudario su quell'appartamento, arredato con gusto e lusso ma senza mai esser stato vissuto dai suoni delle risate o delle liti, o da un salutare disordine.
Erano trascorse due settimane dalla chiusura del tema** - ma non della cantina. Vi scese con una corda in mano. Ognuno aveva sotterrato o macellato lì i propri nemici ma spazio ce n'era. E poi a lui interessava solo che la trave fosse abbastanza resistente.

* Scritto nel Gruppo Facebook 'Microracconti Segreti'
** 'Portare il proprio nemico in cantina'

-Il custode-*


Era venerdì, 'quasi venerdì', e come recitava la locandina: "si cambia".
La fissava da sotto il lampione in ghisa, tirò fuori dal taschino l'orologio d'argento, lo fissò, risollevò lo sguardo sul manifesto, annuì ed entrò.
La biblioteca era immersa nel buio, le assi del pavimento scricchiolavano sinistre. Si muoveva cauto ma sicuro tra le sezioni, ed in uno spazio tra due immensi scaffali vide il fioco riverbero di una candela che, dal basso, svelava un mucchio di libri addossati alla parete ed altri sparsi a terra. Legature sdrucite, fogli stropicciati; altri staccati dai volumi, bagnati e con l'inchiostro sbavato.
"Uhm, ci si son divertiti parecchio. E con quanto furore. Orgie, proprio qui!" sospirò contrariato e si chinò a raccoglierli. "Massimo rispetto per Paulette** ed i suoi temi, però rimettere in ordine dopo no, eh? E che cazzo!"

* Il racconto è presente nel Gruppo Facebook 'Microracconti Segreti'
** Admin del Gruppo

sabato 2 marzo 2013

Happy days

Sogghignava beffardo, ciondolante sulla sua Harley, ogni volta che quel bocconcino di ragazza gli passava davanti col vestitino a fiori e le calzette bianche poco sopra le caviglie. A testa bassa, e con una pila di libri stretti tra le braccia ed il grembo, oltrepassava il Pub, dove il novello Fonzie e la sua banda bighellonava a tutte le ore, ed entrava in biblioteca.
"Che spreco, un tipino così che ammuffisce là dentro... Puah!" sentenziava a voce alta, schifato e sarcastico.
Un giorno, con fare arrogante, la invitò per un lungo giro ad alta velocità, per farle conoscere i veri brividi, e lei in cambio lo portò tra le pagine che tanto adorava. E tra quei volumi lui scoprì come quelle cosce sapevano aprirsi molto più che su una sella, e quell'odore che le impregnava le dita lo inebriasse più della benzina.

Cronaca di un 14 Febbraio

19:33. Scivolò lungo la parete immaginando una piuma che planava da un cielo assurdo, luminoso e terso, anche se percepiva che la distanza che lo separava dal buio Inferno era la stessa che divideva il suo sedere dal pavimento. Poi toccò terra e gli sembrò che i polmoni fossero rimasti in alto, a chiedersi se tutto quello fosse vero; il sangue dava la cruda risposta inzuppando camicia e pantaloni. Gli occhi spalancati dall'incredulità, e dal dolore, non focalizzavano nulla di quel salotto. Lo squarcio nel basso ventre era un urlo lancinante. Un taglio deciso e profondo da cui la vita stessa, l'anima, i pensieri, ed i ricordi defluivano aggrovigliati alle budella.
La fissava attonito, lama in pugno e sguardo folle, ed il ''Perchè?'' gorgogliava in un rantolo sempre più flebile.
 
19:32. "San Valentino? ma va! che cazzata! stasera ho la partit..."

Il naufrago

Un refolo di vento lo destò dal sonno e a lui parve di sentirsi risucchiato dalla risacca. Immaginò il suo corpo, guardandolo dall'alto, come quello di una marionetta scomposta ancorata agli scogli ma con gli arti, esili bacchette, in balia delle onde. Lentamente si mise in piedi. Indolenzito e con la vista appannata risalì la spiaggia bianca, lasciando, più che orme, una scia.
Entrò nella grotta, rovistò nel mucchietto di ceneri e braci annerite sparse per terra. Si tirò su con sofferenza, appoggiandosi alla parete di roccia. Sbatté le palpebre più volte per mettere a fuoco e contare le fila di asticelle, e ne aggiunse una con un tizzone spento. Fissò l'insieme di tratti sghembi ricontandoli con il passare delle dita poi tornò fuori salendo a fatica un sentiero nascosto nella fitta vegetazione, raccogliendo fiori di Tiarè e felci.
Giunto in cima ad un promontorio si inginocchiò, posò il mazzolino ed accarezzò le pietre ammassate in cui era infilata una croce di rami. Poi sussurrò emozionato. "Non so se i calcoli siano esatti, e francamente non lo credo. E sai che non sono bravo neanche con le parole però oggi è... dovrebbe... buon San Valentino amore..."